il Socratico

la Filosofia e la sua Storia

Platone: la filosofia nel mondo delle idee

I motivi del suo filosofare

Alla base del filosofare platonico, vi è la percezione di una crisi politica della società in cui si trova a vivere, culminata con l’uccisione di Socrate, l’uomo più buono di tutti, emblema degli intellettuali. Egli, dunque, vuole produrre un pensiero filosofico che sappia rispondere a questa crisi e promuova una vera e propria rivoluzione culturale, che a partire dalla filosofia riesca a riformare tutti gli ambiti dell’esistente. Da questa conclusione si comprende come egli non si rivolga esclusivamente alla metafisica o alla gnoseologia, ma come invece la sua speculazione si apra a una dimensione più ampia, politica e matematica. In tal senso si può parlare di un Platone globale.

 

Le influenze ricevute

Nella sua riflessione e produzione filosofica, Platone risente di 3 influssi fondamentali: 1) Eraclito, per la sua concezione di divenire anche nella dimensione dello scontro; 2) i Pitagorici, nella concezione di armonia, di ordine; 3) Socrate, il maestro di cui accetta l’eredità, tenta di difenderla per poi sviluppare un pensiero autonomo rispetto al discorso socratico. Del maestro, Platone tiene fermi alcuni capisaldi: 1) la virtù è una sola e si identifica con la scienza; 2) solo come scienza, la virtù è insegnabile; 3) la felicità dell’uomo consiste nella virtù come scienza. Inoltre, Platone eredita dal maestro la forma del filosofare, portandola allo scritto; Platone cioè rimane fedele al dialogo, condividendo con Socrate l’idea di una filosofia in itinere. Un elemento sicuramente originale della filosofia platonica è l’uso del mito: da un lato il mito ha una funzione di strumento propedeutico-didascalico, per veicolare la sua riflessione filosofica e renderla quanto più comprensibile; dall’altro lato il mito è un mezzo che aiuta il filosofo stesso a districarsi nei “sentieri interrotti” del pensiero.

 

La produzione platonica

L’intera produzione platonica, tenendo conto della presenza di opere probabilmente non autografe, consta di un’apologia, 34 dialoghi e 13 lettere. Il grammatico latino Trasillo divide questa vasta produzione in 9 tetralogie.

 

Il rapporto con Socrate e i sofisti: i primi dialoghi

Nell’Apologia di Socrate, Platone rimette in scena la difesa di Socrate, esaltando il valore della missione filosofica del maestro («una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta dall’uomo»). Nel Critone Platone ricorda i momenti successivi alla condanna e preparatori alla morte di Socrate: il maestro si trova di fronte alla scelta tra la fuga (una vita senza esame) e la morte (una vita con l’esame). Socrate opta per il rispetto delle leggi.

Nell’Eutifrone, Lachete e Carmide, Platone difende alcune tesi fondamentali del pensiero socratico.

L’Ippia minore si configura come difesa per assurdo dell’intellettualismo socratico.

Nel Protagora Platone difende la tesi secondo cui la virtù piò essere insegnata solo come unica e come scienza. In tal senso si schiera contro la definizione sofistica di virtù.

Nell’Eutidemo, Platone si scaglia contro l’eristica, che non rende alcunché insegnabile. La filosofia, invece, si configura come uso del sapere a vantaggio dell’uomo.

Il Gorgia segna il punto di rottura platonico con l’intellettualismo socratico: il Male può essere una scelta, distaccata dal Bene. Etica della salvezza post-mortem.

Il Cratilo è un dialogo sul linguaggio. Platone sostiene una tesi intermedia tra la convenzionalità del linguaggio, ma anche come mezzo di conoscenza della natura delle cose.

 

La teoria delle idee

La teoria delle idee costituisce il cuore del platonismo maturo, come sintesi tra l’eleatismo e l’eraclitismo. Per Platone, un sapere è certo (quindi è scienza), quando acquista i caratteri di stabilità e immutabilità. Questo sapere, quindi, non potrà appartenere a questa realtà, che è legata al divenire, ma dovrà risiedere in una dimensione altra, di cui la nostra realtà non è che una “copia” di questo paradigma immutabile e perfetto. Questa realtà ulteriore si definisce “mondo delle idee”, che sono l’oggetto del concetto: di qui si può parlare di un dualismo ontologico e gnoseologico. Le idee sono ordinate secondo una gerarchia piramidale al cui vertice sta l’idea del Bene (idea delle idee), ma vengono divise (almeno dal primo Platone) in due tipologie fondamentali: 1) le idee-valori, ossia i supremi principi etici, estetici e politici; 2) le idee matematiche, ossia le entità dell’aritmetica e della geometria. Nei dialoghi della vecchiaia, invece, le idee non verranno più bipartite ma riunificate nella definizione di “forme uniche e perfette”.

 

Qual è il rapporto tra idee e cose?

Da un lato l’idea si pone come criterio di giudizio delle cose, come termine di paragone in ambito gnoseologico delle varie cose; dall’altro lato l’idea si pone come causa delle cose, essendo paradigma delle cose. Platone delinea tre rapporti fondamentali tra idea e cosa: 1) mimesi (la cosa “imita l’idea); 2) metessi (la cosa “partecipa” dell’idea); 3) parusia (l’idea è “presente” nella cosa).

 

Dove si trovano le idee?

Rispetto a questo interrogativo, esistono varie interpretazioni di questa dimensione “superiore” delle idee. Secondo alcuni, le idee risiedono nell’iperuranio, come dimensione altra in cui confluiscono le super-sostanze. Secondo altri, questo mondo ideale non esiste materialmente, ma si configura come ordine eterno di forme e di valori ideali. Resta comunque il fatto che le idee costituiscono una dimensione diversa di essere rispetto alle cose.

 

Come può l’uomo accedere alle idee?

La visione delle idee è sicuramente intellegibile e non sensibile, anche se nella dimensione gnoseologica, la conoscenza parte comunque dai sensi. La causa della nostra visione intellegibile risiede nella dottrina della reminiscenza (anamnesi): secondo questa dottrina, “conoscere è ricordare” e dunque il compito del conoscere è quello di tirar fuori conoscenza che già si possiedono. La gnoseologia platonica, in tal senso, si costituisce come forma di innatismo. Nella dimensione della conoscenza è fondamentale l’anima, di cui Platone nel Fedone tenta di dimostrare l’immortalità attraverso 3 argomenti: 1) prova dei contrari (siccome da ogni cosa si genera il contrario. Quindi dalla vita si genera la morte, dalla morte si genera la vita); 2) prova della somiglianza (siccome l’anima somiglia alle idee, che sono eterne, allora anche l’anima è eterna; 3) prova della vitalità (l’anima si configura come soffio vitale, quindi partecipa dell’idea di vita e non può accogliere al suo interno la morte, che è il suo opposto). La filosofia si configura come preparazione alla morte, poiché mette in contatto con il mondo delle idee, verso cui andremo da morti.

 

Il problema del destino

Nella Repubblica, Platone pone il mito di Er, per spiegare la questione del destino. Er resuscita da morte e racconta cosa ci aspetta. Dal racconto di Er emerge come l’uomo possa scegliere ciò che vuole essere, ma è comunque condizionato da quello che è stato nelle vite precedenti.

 

I risvolti antisofistici e politici della teoria delle idee

Restaurando una forma di pensiero più assolutistica, Platone di fatto fa crollare il relativismo tipicamente sofistico. La verità come idea si pone come “misura” delle cose. In tal senso, anche il linguaggio riacquista dignità e capacità di esprimere l’essere. Il pensiero di Platone, inoltre, gode di alcuni risvolti politici: se il relativismo conoscitivo tipicamente sofistico, secondo Platone, genera disordine e caos, la dottrina delle idee ristabilisce ordine e giustizia tra gli uomini (Filosofia al potere!).

 

La dottrina dell’amore e della bellezza

Secondo la visione platonica, l’amore si costituisce come rapporto che instaura fra uomo e idee e fra gli uomini alla ricerca della verità. Ai temi dell’amore e della bellezza, Platone dedica due dialoghi importanti e fondamentali, ossia il Simposio e il Fedro.

Nel Simposio, Platone si rivolge all’oggetto dell’amore, cioè la bellezza. La tesi platonica è pronunciata da Socrate, attraverso un mito: Amore è figlio di Penia (povertà) e di Poros (ingegno, espediente). Essendo un semi-dio, egli non possiede la sapienza e quindi si mette alla ricerca (filosofo). Oltre alla sapienza, ad Amore manca la bellezza, che è il suo fine. Il percorso verso la bellezza in sé, in cui consiste l’amore filosofico, si divide in alcuni gradi: 1) bellezza del corpo; 2) dell’anima; 3) delle leggi; 4) delle scienze.

Nel Fedro, Platone si rivolge a un amore che eleva verso il mondo delle idee. Anche in questo caso, il filosofo ricorre al famoso mito dell’auriga: l’anima è come un auriga, trainato da una coppia di cavalli (uno nero e uno bianco). L’anima vede per un po’ di tempo l’essenza dell’idea, ma poi è costretta a incarnarsi, perché il cavallo nero la spinge verso terra. Le anime, che hanno visto di più l’essenza dell’idea, si metteranno alla sua ricerca; mentre quelle che hanno visto meno, condurranno una vita sempre più lontana dalla ricerca. La bellezza è ciò che attira chi ricerca l’essenza dell’idea, poiché essa è l’unico attributo visibile. La bellezza conduce all’essere vero. L’eros diventa dialettica.

 

1.a la Repubblica

Questo dialogo si configura come l’opera massima di Platone. In questo scritto, il filosofo tenta di delineare i caratteri della comunità perfetta, governata dai filosofi, in cui un individuo può vivere felice. La comunità perfetta, secondo Platone, è quella che si fonda sulla giustizia, che è la prerogativa fondamentale di quello Stato che vuole vivere nell’armonia e nell’ordine sociale. La società perfetta si divide in 3 classi: questa distinzione non è ereditaria, ma dipende dalla preponderanza di una parte dell’anima sulle altre. Egli ammette una certa mobilità sociale. La società, dunque, si divide in: 1) governanti, caratterizzati dalla saggezza (i filosofi, la cui felicità sta nella giustizia e nella conoscenza); 2) guerrieri, caratterizzati dal coraggio; 3) lavoratori, caratterizzati dalla temperanza (dominio della ragione sui sensi). Un ordine sociale così predisposto garantisce anche un equilibrio dell’individuo. Anche la struttura dell’anima individuale si divide in 3 parti, come la società, come già si può vedere nel Fedro: 1) parte razionale, che risiede nel cervello, ossia l’auriga; 2) parte concupiscibile, che risiede nel ventre, ossia il cavallo nero (impulsi corporei); 3) parte irascibile, che risiede nel petto, ossia il cavallo bianco (ausiliario del principio razionale). Nello Stato ideale, Platone teorizza la comunanza dei beni, anche delle donne e dunque l’abolizione della proprietà privata (comunismo platonico). Assieme a queste decisioni, egli aggiungerebbe anche l’eliminazione della famiglia.

Platone comprende, tuttavia, che realizzare il suo Stato ideale era praticamente impossibile, quindi il suo modello impone come metro di giudizio degli Stati degenerati: 1) Timocrazia (governo fondato sull’onore); 2) Oligarchia (governo dei pochi ricchi); 3) Democrazia (ognuno può fare quello che vuole); 4) Tirannide (degenerazione della democrazia: il tiranno è schiavo delle sue passioni).

 

1.b Il rapporto tra Platone e la democrazia

Platone manifesta un’ostilità nei confronti della democrazia. Attraverso il suo modello di Stato ideale, il filosofo vuole combattere il dinamismo sociale della democrazia, imponendo un tipo di società statica e ben gerarchizzata: una sofocrazia (governo dei sapienti), fondata sulla giustizia dove ognuno sta saldamente al proprio posto. Il suo modello di Stato viene classificato come organicistico (lo Stato come organismo che, per funzionare, necessita di un accordo fra le sue componenti) e come statalista (forte controllo dello Stato nella regolamentazione della società e negazione della possibilità di iniziative autonome). Ciò che garantisce il bene agire dei sapienti al potere sta nel sistema educativo: chi conosce il Bene non può che governare all’insegna del Bene. Il sapere, dunque, è importante e centrale nella struttura dello Stato.

 

1.c La teoria della conoscenza nella Repubblica

Platone spiega la sua teoria della conoscenza attraverso il famosissimo mito della caverna. Questo mito giustifica i gradi della conoscenza, il ruolo del filosofo, la sua sorte. Si costituisce come sintesi della riflessione platonica: ritroviamo il dualismo ontologico-gnoseologico e la finalità politica della filosofia.

Per Platone la conoscenza avviene gradualmente, a partire dal mondo sensibile (dòxa) per giungere al mondo razionale attraverso cui si accede alle idee (epistéme). La conoscenza sensibile si divide in: 1) congettura (impressione superficiale dell’oggetto); 2) immaginazione (percezione chiara dell’oggetto). La conoscenza razionale, invece, si divide in: 1) ragione matematica (idee matematiche); 2) intelligenza filosofica (idee-valori). La superiorità della filosofia sta nel completo distacco dal mondo sensibile e nel non partire da ipotesi indimostrate. La filosofia, inoltre, non si limita a pura speculazione sui fondamenti, ma si occupa anche di questioni umane e sociali. Le discipline matematiche sono comunque importanti nell’ascesa alla scienza suprema, ossia la dialettica.

 

1.d La concezione dell’arte (Repubblica X)

Platone disprezza l’arte per 3 motivi: 1) metafisico-gnoseologico: l’arte si configura come “imitazione dell’imitazione”, cioè riproduce immagini di cose, che sono a sua volta riproduzione delle idee; 2) pedagogico-politico: l’arte corrompe i giovani, poiché è legata a quelle passioni, dalle quali il buon governante deve allontanarsi; 3) storico-culturale: la sostituzione del primato educativo dell’arte (poesia omerica) con quello della filosofia. L’arte è utile laddove è “bella e buona”, cioè quando manifesta la Verità (Bello = Vero).

 

L’ultimo Platone

In questa ultima fase, il filosofo ripensa e rielabora ancora una volta il suo pensiero. Cerca cioè di rispondere a due fondamentali interrogativi: 1) come deve essere pensato il mondo delle idee (Sofista, Teeteto, Parmenide); 2) come deve essere concepito il rapporto tra idee e cose (Timeo).

 

Nel Teeteto, Platone riflette sulla conoscenza e sull’errore. Per Platone i sensi forniscono la materia, che poi l’anima deve conoscere; il falso, invece, si configura come errata disposizione degli elementi: se conoscere è ricordare, allora conoscere male significa ricordare male e l’errore, quindi, è figlio dei limiti della memoria umana.

Nel Parmenide, il filosofo espone le difficoltà intorno alla teoria delle idee, sul rapporto tra unità e molteplicità: stando alla tesi parmenidea, la molteplicità include l’idea del non essere. Questa conclusione farebbe crollare la teoria delle idee. Come risolvere questa questione?

Il Sofista è il dialogo in cui si tenta di risolvere le aporie a cui si giunge nel dialogo precedente. Qui Platone pone la teoria dei generi sommi, ossia degli attributi fondamentali delle idee. Questi generi sono 5: essere, identico, diverso, quiete e movimento. Ogni idea rientra nel genere dell’essere, in quanto esiste. Ogni idea è identica a se medesima. Ogni idea non è altra, quindi è diversa (non essere come diversità e non come nulla à parricidio): attraverso questa conclusione, egli giustifica la molteplicità delle idee. A questi attributi, Platone aggiunge la quiete (idea statica e in sé) e il movimento (in rapporto con le altre idee). In tal senso l’essere si pone come possibilità per qualsiasi cosa di entrare in relazione con qualsiasi altra cosa. Nel definire l’essere come possibilità, risulta fondamentale, la dialettica, come scienza suprema della relazione tra idee: essa procede per definizione e distinzione.

 

Nel Filebo, Platone riflette su cosa sia il Bene per l’uomo: esso consiste nella giusta misura tra il piacere (illimitato) e l’intelligenza (limite). Il filosofo pone una vera e propria tavola dei valori: 1) ordine; 2) proporzionato, bello; 3) intelligenza; 4) scienza e opinione; 5) piaceri puri, intesi non come appagamento di un bisogno, ma contemplazione del bello.

 

Il Timeo si configura come il tentativo di sciogliere il dualismo tra mondo delle idee e mondo delle cose. Si pone, cioè il problema dell’origine e della formazione dell’universo. Platone parla del demiurgo, come intermediario tra idee e cose: esso è un plasmatore della materia, a cui tenta di trasmettere la perfezione delle idee, ma la materia gli oppone resistenza (prima soluzione alla questione del male). La cosmogonia platonica non ha una vocazione naturalistica, ma ha un legame con il pitagorismo: l’universo si configura come un ordine matematico e numerico, finalizzato al Bene. Trattando del demiurgo, Platone rivaluta l’arte: il demiurgo, infatti, si configura come un artista che plasma a partire dal mondo delle idee. Da questo dialogo emerge anche, attraverso il mito di Atlantide, la visione platonica della storia: si tratta di un regresso a partire da una leggendaria età dell’oro.

 

Politico e Leggi

In questi ultimi dialoghi, Platone sottolinea la necessità di un’arte della misura nell’uomo politico e la necessità delle leggi come mezzo di educazione e come mezzo per giungere alla virtù (felicità) dei cittadini. L’educazione si deve fondare sulla religione, intesa come collante sociale, ma non quella tradizionale, ma una religione di Stato, cosmica, contro il meccanicismo democriteo e dei fisici.

 

Ne Le Leggi, che è l’ultimo dialogo del filosofo, il pensiero politico vive un’ultima evoluzione: rifiuta la tripartizione della società, rifiuta i filosofi al potere, la nuova forma istituzionale sta a metà tra aristocrazia e democrazia, la famiglia viene riammessa assieme alla proprietà privata. Inoltre egli vorrebbe istituire un consiglio notturno, supervisore dello Stato.

 

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